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Le nuove esigenze ambientali

I recenti sviluppi normativi nel settore ambientale hanno espresso chiaramente l’importanza di bilanciare le esigenze imprenditoriali con l’ impatto ambientale generato dalla propria attività.  L’esperienza ed il tempo hanno dimostrato la necessità di applicare nuove soluzioni più ecologiche, finalizzate a far fronte alla diminuzione o, addirittura, alla futura inutilizzabilità delle risorse che oggi ci permettono di svolgere determinati tipi di attività.

Un esempio pratico di questo fenomeno è quello che ha interessato  il cuneo salino, causato da uno smisurato ed incontrollato emungimento delle falde, che in alcune zone ha determinato un’elevata conducibilità dell’acqua, rendendola di fatto inutilizzabile in agricoltura.

L’inidoneità della risorsa idrica per l’attività agricola ha comportato a sua volta una conseguente difficoltà nel reperire acqua con valori di salinità accettabili, costringendo talvolta a ricorrere al recupero di quella piovana, non sempre disponibile.

Il ruolo dell’acqua nel settore lapideo

Nel settore del lapideo, dove l’acqua è lo strumento base non solo per il taglio del blocco o delle lastre ma anche per la lavorazione e la lucidatura, la possibilità di avere a disposizione acqua con caratteristiche di sempre maggior purezza è divenuto un elemento di fondamentale. La centralità di questa esigenza è dovuta al fatto che le nuove attrezzature, più tecnologiche e performanti, richiedono flussi di acqua sempre più abbondanti e la quasi totale assenza di impurità.

Negli impianti di trattamento, presenti in quasi tutte le ditte del marmo, al fine ottenere  una risorsa idrica idonea all’utilizzo nel ciclo produttivo, vengono impiegati prodotti chimici per far funzionare i chiarificatori che, in caso contrario, non sarebbero in grado di sedimentare la parte solida.

Nonostante questa prassi diffusa, negli anni è stato possibile constatare che il perdurante riutilizzo delle acque di processo associato all’aggiunta dei reagenti chimici, ha generato un drastico aumento della concentrazione di sali e di polimeri organici, rendendo di fatto impossibile nel lungo periodo l’ottenimento di un’acqua pulita (la torbidità non è il solo requisito per affermare che l’acqua è pulita) . 

Nuove soluzioni per il recupero delle acque di processo

Considerati tutti questi aspetti, emerge con evidenza la necessità di valutare nuove soluzioni per il recupero delle acque di processo ed il mantenimento di una elevata qualità, a beneficio soprattutto delle attrezzature che, in questo modo, potranno ottenere il massimo della resa e non saranno danneggiate dal contatto con prodotti chimici corrosivi.

Un impianto tradizionale di depurazione delle acque non è in grado di raggiungere questi obbiettivi.  Se vogliamo recuperare, riutilizzare e non inquinare, dovrà essere formulato un processo di gestione di recupero delle acque che operi in modo completamente diverso e che non preveda più l’utilizzo di prodotti chimici, abbandonando l’aspetto “chimico-fisico” a favore di un approccio “fisico e meccanico”.

Per raggiungere ottimi risultati non saranno necessari eccessivi investimenti. È possibile fin da subito applicare tecnologie impiantistiche più ecologiche e soprattutto più economiche, come nel caso della filtrazione delle acque mediante sistemi a membrana che evitano l’uso di materiali filtranti (che con il tempo si intasano e devono essere smaltiti, originando ulteriori rifiuti) e che hanno vantaggio di filtrare da micro fino a nano particelle arrivando, in alcuni casi, anche alla potabilizzazione.

I sedimentatori, attualmente presenti in alcune Ditte operanti nel settore lapideo, sono totalmente  dipendenti dall’utilizzo coagulanti e flocculanti poiché, per praticità, sono stati progettati con diametri ridotti ed altezze spropositate. Queste tecniche di depurazione sono state sviluppate negli anni 80, quando la ricerca di nuove tecnologie  non teneva conto della necessità, oggi basilare ed imposta dalla normativa, di considerare l’impatto che l’attività economica ha sull’ambiente.

Il principio di sedimentazione, che si basa principalmente sulle leggi fisiche di Newton e Stokes, dipende direttamente dalla superficie del sedimentatore e non della sua altezza; per questo motivo moltissimi sedimentatori attualmente in uso  non possono funzionare senza l’impiego di coagulanti (policloruro di alluminio, cloruro ferrico, solfato di alluminio, solfato ferrico e ferroso, sodio alluminato) e flocculanti (polielettroliti cationici e anionici), che sopperiscono alla mancanza di un dimensionamento adeguato.

La progettazione dei nuovi impianti o la modifica di quelli esistenti

Il ns. studio di consulenza Progettoqualità s.a.s., da sempre sostenitore del principio di valorizzazione  delle risorse e del recupero dei materiali, ha avuto modo di esaminare il percorso dell’acqua all’interno dei vari processi produttivi, al fine di verificare la possibilità di non contaminare con sostanze chimiche i residui della lavorazione dei materiali lapidei (soprattutto ove queste non  siano utilizzate direttamente nel processo produttivo) e di sottrarli così alla disciplina dei rifiuti, per classificarli come sottoprodotto.

Durante lo studio delle linee di processo è stata verificata la fattibilità di una progettazione più efficiente del ciclo produttivo e la possibilità non solo di installare nuovi impianti ma anche di modificare quelli già presenti, valutando le concrete esigenze della Ditta.

In conclusione, sia la modifica dei vecchi impianti che la progettazione di nuovi porteranno all’ impresa non solo un notevole vantaggio economico ed una minore usurabilità dei macchinari, ma anche, come richiesto dagli Enti di controllo, un minore impatto verso l’ambiente per far fronte al fenomeno dell’impoverimento delle risorse.

Il nostro studio di consulenza è a disposizione per eventuali approfondimenti sul tema del recupero delle acque di processo ed incontri presso le imprese.

Per informazioni: Progettoqualità di Massimiliano Manzini & C. s.a.s. tel. 345.299 9869 email: posta@progettoqualita.com  

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